domenica 23 gennaio 2011

Il musical salverà il teatro italiano

Dopo aver trascorso anni immerso in personaggi da mille e una notte, l'ex batterista dei Pooh, Stefano D'Orazio, inizia a vederli finalmente vivere sul palcoscenico riportando le soddisfazioni di una lavoro autorale iniziato nel 2007 e trasformato finalmente nel musical "Aladin". La produzione di Simone Martini (Nausica Spettacoli) approderà al teatro Lyrick martedì e mercoledì prossimi alle 21 dopo un debutto estivo alla Versiliana e una ripresa autunnale partita nel novembre scorso da Milano. D'Orazio, lo spettacolo arriva in Umbria con ottimi risultati di botteghino. Merito dei Pooh riuniti o dell'opera in sé?
"é vero, Aladin ha avuto una partenza fortunata. Quando ho saputo che avremmo debuttato alla Versiliana mi sono spaventato, perché è un festival con una tradizione diversa, e invece ha funzionato. Merito del musical che sta diventando il genere salavateatro."
Lei è andato dai suoi ex compagni per affidar loro le musiche. Eppure aveva da poco scelto di prendere un'altra strada?
"Sono i musicisti che conosco meglio, con loro mi capisco al volo, e sapevo di trovare in Facchinetti le note del sentimento, in Canzian quelle dell'ironia, il gusto in Dodi. Punti di forza che sono risultati indispensabili a raccogliere un pubblico di grandi e piccini."
Ha detto che il musical salverà il teatro italiano. Perché?
"Proprio perché riesce ad avere un pubblico trasversale e a produrre ottimi risultati al botteghino. Il teatro deve riuscire a vivere di questo."
In Italia ci sono artisti da musical bravi o bisogna cercarli con il lumicino?
"a parte Manuel Frattini riguardo al quale non abbiamo avuto dubbi nell'affidargli il ruolo principale, il resto del cast lo abbiamo selezionato con provini. Sorprendente. Non tanto per la quantità di persone che si sono presentate che è stata elevata (1.200), ma direi che ci ha colpito soprattutto il talento e la qualità di ognuno di loro. Davvero difficile scegliere, gli esclusi lo sono stati solo perché non rispondevano fisicamente al ruolo. Voglio dire che ormai la professionalità italiana sta raggiungendo ottimi livelli anche in un genere che non appartiene alla nostra tradizione."
Per la musica però non fa azzardi. C'è chi nota una somiglianza con il precedente "Pinocchio"?
"Quello che all'estero si chiama stile in Italia viene chiamato ripetitività. Noi siamo i Pooh e la nostra mano è inconfondibile, personalmente ci tengo pure a riconoscermi in ciò che faccio ."
Le vostre però sono canzoni pop e in scena serve una musica che sappia raccontare lo spettacolo, una colonna sonora. Come ha seguito l'adattamento?
"La direzione musicale è di Giovanni Maria Lori che ha fatto un lavoro sorpredente di adattamento trasformando le canzoni in brani."
Per la "prima" avete sfilato sopra un tappeto viola. Coraggiosi...
"Volevamo fare un omaggio alla produzione e alle scelte difficili che ha saputo fare. Il viola stava a significare che ci sentiamo più forti della malasorte. E d'ora in poi il nostro colore sarà proprio questo"

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