sabato 8 novembre 2008

Pechè e come dei Cammini spirituali ad Assisi

Il bordone e la conchiglia Un pellegrino a Santiago de Compostela La città serafica si muove prudentemente, lentamente, anche se progressivamente sta cercando di sviluppare la sua spiccata vocazione di città che va vissuta, che sa donare emozioni a chi la visita soprattutto se questo visitatore è ricettivo ed è alla ricerca di una relazione con ciò che lo circonda autentica e fondata su solidi elementi valoriali, soprattutto se questa città è la summa di un cammino storico-spirituale che affonda le radici in tempi lontanissimi e da allora arriva sino ai nostri giorni.
Forte di questa consapevolezza, proprio da Assisi parte il tentativo di istituire una complessa rete fatta di intrecci e intersecazioni che metta in relazioni i "cammini" spirituali, i sentieri che anticamente venivano percorsi dai pellegrini e che oggi, più o meno direttamente, ispirano il più colto e consapevole turismo culturale.
In base a queste considerazioni si è cercato ieri nella sala della Conciliazione del Comune di Assisi di ricalibrare sforzi ed energie in vista anche del recente gemellaggio con Santiago de Compostela che - come ha ricordato il sindaco Claudio Ricci - è stato citato dal Re di Spagna nel giorno della ricorrenza di San Giacomo, patrono di Spagna il 24 luglio scorso.
In quell'occasione il sovrano Juan Carlos ha fatto riferimento all'importanza di quella più stretta relazione tra le due città "sante", ma nell'ambito della riflessione annuale che vuole rappresentare l'iniziativa organizzata ad Assisi di una tre giorni interamente dedicata ai "Cammini" spirituali, è stato illuminante e particolarmente significativo l'intervento del professor Paolo Caucci, presidente del Centro italiano studi Compostellani e massimo esperto di pellegrinaggi nei loro itinerari più o meno conosciuti.
Caucci in particolare ha posto l'accento sul fatto che una volta intrapreso il "Cammino" non lo si lascia più e se è vero che il viaggio è metafora dell'esistenza, il cammino è l'attraversamento dell'esistenza, è avventura per la quale si corrono rischi e pericoli, ma dalla quale si esce arricchiti, più forti e solidi dei propri principi morali e spirituali.
In questo senso è di fondamentale importanza che il cammino spirituale affondi le radici in qualcosa di autentico e di solido.
Prima di tutto - ha sottolineato Caucci - il cammino deve avere una mèta che dà il nome al cammino ma che più in generale gli dona un senso, una specifica identità; poi quale secondo punto la strada da seguire deve essere costellata da una serie di strutture ospitaliere atte ad accogliere i pellegrini; terzo punto è quello della valorizzazione dei resti archeologici: strade romane per lo più, ma anche fonti, cappelle, ponti che rappresentano quel complesso apparato di segni specifici del pellegrinaggio e che insieme ai simboli (la conchiglia, ad esempio) danno completezza di significati al cammino.
Una via turistica al pellegrinaggio, am! messo che si voglia traslare l'esperienza spirituale in esperienza laica e in qualche modo storicizzata, deve saper valorizzare queste espressioni minori ma non meno importanti dello stesso cammino.
Un altro punto da non sottovalutare sono i luoghi di culto disseminati lungo i cammini come i santuari il più delle volte dedicati a San Cristoforo, San Nicola, San Giacomo e rilevante è poi il ruolo della toponomastica: un luogo come Ospedalicchio, ad esempio, trae le sue origini dal fatto che si trovava sulla strada dei pellegrini e possedeva strutture di ospitalità ormai scomparse.
Sono queste le "prove" che il cammino è autentico e sorretto dagli stessi pellegrini. Pellegrini che sono i veri artefici degli attraversamenti in una dimensione umana e spirituale nuova.
Così come del tutto "nuovo", ma che affonda le sue radici nel più autentico spirito francescano è il cammino che il custode del Sacro Convento Padre Vincenzo Coli ha annunciato e che unisce Assisi a La Verna passando per la Valle Santa e viceversa.

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