giovedì 25 aprile 2013

Norberto: il Fascino della Materia e il Gioco sottile della Metafisica

In ogni momento della sua lunga storia creativa, Norberto (Spello, 1927-2008) ha goduto, oltre che dell'ammirazione di un pubblico numeroso ed entusiasta, della stima di alcuni autorevoli uomini d'arte: fra gli altri, Michelangelo Antonioni e Vittorio Sgarbi.

Spetta, ora, a Philippe Daverio presentare il secondo volume del Catalogo generale delle opere (Editoriale Giorgio Mondadori), uscito in contemporanea con la grande mostra presso Palazzo Monte Frumentario ad Assisi (visitabile fino al 30/6). Vi ritroviamo tutti i maestri della sua pittura: da Giotto a Piero della Francesca, da Perugino a Pinturicchio, la cui Disputa di Gesù con i dottori, scoperta da fanciullo nella nativa Spello, ebbe a indicare più avanti a Norberto, una volta presa la decisione di fare il pittore, lo spunto decisivo in seno alla sua maggiore ispirazione: le figure in primo piano, il paesaggio e le architetture elementi simbolici inseriti per rendere ancora più emblematico il dipinto ed enigmatico il suo fondale.

Nei lavori che segnano l'esordio sulla scena artistica, al tramonto degli anni Cinquanta, la vocazione primitivistica di Norberto sembra piuttosto esibire, insieme a qualche appariscente retaggio impressionista, una serie di stilemi propri di quel “ritorno all'ordine” che contraddistinse i primissimi anni Venti del Novecento in Italia.
Ma è soprattutto la tecnica, caratterizzata da una materia affascinante e misteriosa a un tempo, a garantirgli subito vaste attenzioni: quando il primo decennio dell'attività di Norberto volge al termine, alcune ingegnose varianti intervengono infatti ad arricchire il consueto procedimento espressivo.

L'icona del frate laborioso accentua di fatto l'etica e l'intonazione di un'allegoria esemplare nella quale Spello, Assisi e, più in generale, l'idea dell'Umbria, così come appartiene all'immaginario collettivo, è contrappunto incisivo a una rappresentazione di sapore popolare, in cui l'eterna lezione di Francesco aleggia alla maniera di certi religiosi sospesi per i cieli sovrastanti tanti suoi paesaggi turriti. Un'ampia stagione di pittura (1970-1997) gravita intorno a uno schema compositivo consolidato.

L'apparente stereotipo del borgo innevato, dei frati incamminati per gli stretti vicoli o operosi fra gli ulivi dissimula, in realtà, un modello evocativo analogo a quello rappresentato dagli estesi porticati in tante piazze metafisiche di De Chirico, dove sostano minuscole presenze più piccole persino delle loro lunghe ombre. Ombre che nei dipinti di Norberto sciamano evanescenti dinanzi al tepore di quella luce spirituale con la quale sole e luna inondano luoghi tanto simili a un ideale paradiso terrestre.

Nel catalogo in uscita per Mondadori si ritrovano tutti i suoi grandi modelli: da Giotto a Piero della Francesca, da Perugino alla notevole "Disputa" del Pinturicchio
Una lunga epoca della sua pittura gravita intorno a uno schema compositivo consolidato, ma il modello evocativo è analogo a quello delle piazze di de Chirico

La Nazione Giovedì 25 Aprile 2013

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