venerdì 13 marzo 2009

Regine al Teatro Subasio di Spello

Una sedia in scena, l'asse dove ruotano due storie: la vita di Gloria, moglie e madre in cerca di vie di fuga per sognare; e la quotidianità di Marie, ancora donna-bambina alle prese con la propria identità.
Siamo nella Berlino contemporanea descritta da Elke Nantes nel suo libro "Regine". Al testo della scrittrice bavarese hanno fatto riferimento Beatrice Ripoli (Gloria) e Valentina Renzulli (Marie) per elaborarne una versione drammaturgica,
"Regine. Storie di birra, rabbia e amore"
, e proporla così sul palcoscenico del Teatro Subasio per la "Bella stagione" oggi e domani alle 21.
Per precisare i fatti un primo allestimento del lavoro di Ripoli e Renzulli è stato già presentato in estate durante la rassegna perugina, "Regine" torna quindi torna forte di qualche aggiustamento fatto e alcune riflessioni aggiunte, come succede a ogni spettacolo che ha il tempo di decantare e, poi, di migliorare.
L'insolito incontro letterario è stato trasportato in scena attraverso un doppio monologo a metà tra la descrizione e la riflessione dove Marie e Gloria prendono alternativamente la parola e disegnano la cronaca delle loro giornate e delle loro serate, tra vodka e birra, sniffate di coca, insicurezze, nuovi tagli di capelli per tirarsi su il morale, bisticci e riconciliazioni.
La trama è costituita da fondamentali banalità, capaci di condizionare l'umore di una giornata, di rovinare una serata o di regalare una sensazione di benessere, assolutamente reversibile.
Tra le cose grandi e quelle piccole è abolita ogni gerarchia: accanto alla vita giusta, all'uomo giusto, ci sono anche i pantaloni giusti, gli occhiali di Gucci che non ci si può permettere, gli abiti di Helmuth Lang e quelli a buon mercato, un'ossessione per le scarpe.
Il legame amicale e professionale che unisce Valentina Renzulli e Beatrice Ripoli, due colonne dello Stabile d'innovazione Fontemaggiore, si è stretto con "Mignolina", lo spettacolo di teatro per ragazzi scritto e diretto in coppia nel 2007.
"Regine", dunque, è la seconda prova insieme, prodotta appunto da Fontemaggiore, oltre a diversi progetti che le vedono coinvolte in tandem: letture, laboratori di teatro sociale, progetti per bambini e ragazzi.
In "Regine" l'approccio delle registe è stato definito cinematografico, tanto da ricordare la serie di "Sex and city" nel tema e nelle sequenze, in un gioco condotto con consapevolezza con punte di ironia e una sincera analisi degli eccessi e dei difetti della donna d'oggi in bilico tra il reale e il sogno.
Regine, dunque, di cosa?
"Ognuna di se stessa - commenta Ripoli -. Il loro valore sta comunque nell'amicizia, sentimento capace di legare e sorreggere esistenze altrimenti solitarie e sempre molto vicine allo stato di crisi"

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